A gennaio la produzione industriale destagionalizzata cresce (+3,2%) rispetto a dicembre, mentre risulta stazionaria nella media degli ultimi tre mesi rispetto ai tre mesi precedenti. Alla marcata volatilità dell’indice destagionalizzato nell’ultimo bimestre, spiega l'ISTAT, ha contribuito la particolare disposizione, in tale periodo, dei giorni lavorativi di calendario. Ad esclusione dell’energia, unico aggregato in flessione, la dinamica mensile positiva è estesa ai principali raggruppamenti di industrie.
In termini tendenziali prosegue, seppure in misura più contenuta, la contrazione dell’indice corretto per gli effetti di calendario. La riduzione su base annua registrata a gennaio interessa quasi tutti i principali raggruppamenti di industrie, ad esclusione dei beni di consumo.
L’indice destagionalizzato, sottolinea l'Istituto di statistica, cala su base mensile solo per l’energia (-3,4%); mentre si osservano aumenti per i beni strumentali (+4,1%), i beni intermedi (+4,0%) e i beni di consumo (+2,6%).
Al netto degli effetti di calendario, a gennaio 2025 l’indice generale diminuisce in termini tendenziali dello 0,6% (i giorni lavorativi di calendario sono stati 21 contro i 22 di gennaio 2024). Si registra una crescita esclusivamente per i beni di consumo (+0,4%); al contrario, diminuzioni contraddistinguono i beni strumentali e l’energia (-0,8% per entrambi i raggruppamenti di industrie) e i beni intermedi (-0,6%).
I settori di attività economica che presentano gli incrementi tendenziali maggiori sono la produzione di prodotti farmaceutici di base e preparati farmaceutici (+21,7%), l’industria del legno, della carta e stampa (+6,2%) e la fabbricazione di prodotti chimici (+4,3%). Le flessioni più ampie si rilevano nella fabbricazione di mezzi di trasporto (-13,1%), nelle industrie tessili, abbigliamento, pelli e accessori (-12,3%) e nella fabbricazione di coke e prodotti petroliferi raffinati (-6,2%).