Inizio di settimana positivo per il petrolio, che scambia in moderato rialzo sui principali mercati internazionali, dopo la pesante correzione registrata di recente. Il Light crude statunitense scambia a 67,27 dollari al barile, in rialzo dello 0,5% rispetto a venerdì, mentre il Brent del mare del Nord viaggia a 70,95 dollari al barile, in rialzo dello 0,5%.
Nell'ultimo mese, il petrolio si è rimangiato tutto il guadagno incamerato da inizio anno e segna ora un calo del 5% rispetto alla fine del 2024. E sebbene il crollo delle quotazioni sia stato salutato con favore dal Presidente Trump, la caduta del prezzi avrà un impatto negativo sul settore petrolifero e sui produttori di Shale Oil, rischiando di aggravare una situazione economica USA non brillante, anzi, un quadro già recessivo.
Le principali banche d'affari attendono un ulteriore calo delle quotazioni del greggio, di riflesso agli aumenti produttivi pianificati dall'Opec+ ed anche ad una possibile recessione in USA. Goldman Sachs si è unita alle altre banche d'0affari ed ha tagliato le previsioni sul prezzo del petrolio, indicando un prezzo per il Brent a in un intervallo di 65-80 dollari al barile dai 70-85 dollari indicati in precedenza.
La revisione segue gli analoghi taglio operati nelle ultime settimane da Morgan Stanley e Bank of America, che vedono entrambi il Brent nella fascia alta dei 60 dollari nella seconda metà dell'anno. Anche Citigroup e JPMorgan hanno previsto che i prezzi chiuderanno l'anno fra 60 e 65 dollari, con un punto di minimo che viene indicato dalla prima a 55 dollari, entro il terzo trimestre dell'anno, e la seconda che indica perfino un minimo di 50 dollari.
Il cambio di scenario macroeconomico peserà sulla domanda di petrolio, nonostante di recente il cartello abbia confermato le sue previsioni per il 2025 e 2026. L'OPEC ha confermato la scorsa settimana la crescita della domanda globale di petrolio prevista per il 2025 a 1,4 mb/g e per il 2026 a 1,4 mb/g, invariata rispetto all'ultima valutazione mensile.
A inizio mese, otto paesi dell'Opec+ - Arabia Saudita, Russia, Iraq, Emirati Arabi Uniti, Kuwait, Kazakistan, Algeria e Oman, - hanno ribadito la loro decisione concordata il 5 dicembre 2024 di procedere con un ritiro graduale e flessibile degli aggiustamenti volontari di 2,2 mb/g a partire dal 1° aprile 2025.
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